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Mercoledì 9 marzo 2022, la polizia ha fatto irruzione nello squat Bublina a Praga e ha condotto una perquisizione. Quattro persone, un cane e un gatto erano presenti in quel momento all’interno dell’edificio e nell’area circostante. I poliziotti hanno rotto diverse porte ma non hanno causato feriti e nessuno è stato arrestato o incriminato. Il mandato di perquisizione, richiesto del tribunale, era giustificato dal sospetto che una persona, accusata di violenza contro pubblico ufficiale e danni alla proprietà, fosse presente all’interno dello squat. L’irruzione aveva come scopo quello di raccogliere prove di questi reati. Durante la perquisizione, che è durata diverse ore, sono stati sequestrati computer, telefoni cellulari, documenti, una pistola a gas e vernice spray. Al termine delle operazioni la polizia se n’è andata lasciando l’edificio non sorvegliato, ed è stato immediatamente rioccupato dai compagni.

Le indagini, oggetto del mandato di perquisizione, riguardano diverse proteste avvenute l’anno scorso contro la brutale violenza della polizia, in particolare per il caso di un cittadino rom, Stanislav Tomáš, morto dopo che gli agenti di polizia lo hanno immobilizzato a terra tenendolo fermo con un ginocchio premuto sul collo per diversi minuti.

Il primo episodio, oggetto delle indagini, è stato l’incendio di una barricata durante un raduno pubblico, il 26 giugno 2021. Il secondo episodio, su cui sta indagando la polizia, è un’esplosione ed un incendio avvenuti alla periferia di Teplice (regione povera della Bohemia settentrionale) il 12 luglio 2021. Il terzo episodio infine riguarda l’invio di una e-mail dai toni minacciosi sul presunto posizionamento di ordigni esplosivi presso la stazione di polizia di Teplice e la sede di Agrofert (azienda di Adrej Babiš che all’epoca era il primo ministro Ceco).

La polizia Ceca ha molestato e perseguito molte persone negli ultimi anni, accusandole di attività simili (vedi i casi Phoenix I e Phoenix II). Entrambi i casi non hanno retto in tribunale perché gli investigatori non avevano prove e non hanno potuto confermare le loro accuse. Anche in questo caso i loro sospetti si basano solo su speculazioni. Le “prove” su cui basano le loro accuse sono l’utilizzo da parte del sospettato di piattaforme accessibili al pubblico come riseup.net e noblogs.org, una corrispondenza con l’altezza della persona ricercata, due lettere simili trovate in una scritta fatta con la vernice spray e un tatuaggio sulla gamba. La “prova” più ridicola poi, è la presenza del sospettato al raduno pubblico di Teplice del 26 giugno 2021, quando la barricata fu incendiata.

Sembra che il fallimento dei casi precedenti non abbia aiutato la polizia a riflettere sulla loro stupidità. Probabilmente stanno seguendo la strategia: l’ultima volta non avevamo niente e non ha funzionato, ma se questa volta abbiamo ancora meno, speriamo che funzioni.

Se volete dimostrare il vostro supporto potete scrivere alla mail bublina(at)riseup.net